WEO 2024: accelerare la transizione energetica per traguardare la sostenibilità
Pierangelo Andreini - ATI Associazione Termotecnica Italiana
Puntualmente, ogni anno, a poche settimane dall'inizio del summit mondiale sul clima, COP 29, a Baku in Azerbaijan dall'11 al 22 novembre, l'International Energy Agency (IEA) ha diffuso l'edizione 2024 del World Energy Outlook (WEO).
I dati aggiornati che reca il rapporto periodico dell'Agenzia costituiscono, come sempre, un riferimento fondamentale nel dibattito e per le delibere che adotterà la Conferenza Onu delle Parti firmatarie della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC).
La 29° della serie, iniziata a Berlino nel 1995, ormai quasi trent'anni fa, già denominata come COP "finanziaria", cui si fa cenno più avanti.
Questo per il previsto rilievo che verrà dato alle discussioni in agenda sugli impegni finanziari per il clima, sin qui onorati solo modestamente o del tutto disattesi, tra cui l'effettivo avvio del fondo L&D (Perdite e Danni), altre misure di sostegno stabilite da tempo dalle passate COP, come il supporto annuo di 100 G$ ai Paesi in via di sviluppo, e l'ampia modifica che si rende necessaria dell'architettura internazionale di finanziamento delle azioni in difesa dell'ambiente.
Una revisione tesa a ricalibrare i flussi finanziari internazionali, riducendo quelli nella ricerca e sfruttamento delle fonti fossili a favore dello sviluppo delle attività di mitigazione del riscaldamento globale e di adattamento ai cambiamenti climatici.
Una correzione che deve premiare maggiormente la sostenibilità della crescita e scoraggiare forme di concorrenza sleale che ostacolano il libero scambio.
La nuova analisi proposta dal WEO 2024, presentata il 16 ottobre, stima infatti che la transizione energetica in atto sia indirizzata a determinare, nella seconda parte del decennio, un significativo cambiamento della situazione.
Ciò a seguito di come evolveranno le relazioni internazionali, degli effetti delle correlate, diffuse conflittualità, della probabile sovrabbondanza di tecnologie, manufatti e impianti di produzione di energia e vettori energetici a basse emissioni, in particolare solare fotovoltaico, eolico e sistemi di accumulo, oltre a bioenergie, nucleare, idrogeno, carburanti sintetici e altro.
È prevedibile, pertanto, una conseguente ampia disponibilità sul mercato di fonti fossili non consumate, rifornibili in misura eccedente, e che il contesto muti considerevolmente all'interno di un quadro nel quale molti sistemi energetici ne risentiranno e potranno dimostrarsi vulnerabili.
Questo pure a causa dell'aumento del verificarsi di eventi meteorologici estremi sempre più gravi, uragani, tempeste, inondazioni, siccità, ecc., che costituiscono grandi sfide per un funzionamento sicuro e affidabile di tali sistemi, i quali sono soggetti a loro volta a possibili disfunzionamenti digitali.
Gli approvvigionamenti e gli scambi energetici appaiono, quindi, non del tutto certi e sicuri e caratterizzati dal verificarsi di una possibile diminuzione del prezzo dei combustibili fossili. Ciò libererà tuttavia risorse economiche con cui finanziare investimenti in infrastrutture per la produzione di energie alternative, da fonti rinnovabili e nucleare, e a base di carbonio con sistemi CCUS (Carbon Capture Use and Storage) e bioenergie.
IL GRANDE SALTO DELL'USO ELETTRICO
Accelerando in tal modo il passaggio dell'economia da un sistema basato prevalentemente sull'impiego diretto dei fossili, prima del carbone, poi del petrolio, ora del gas, in ogni caso, nel tempo, sempre più sul vettore elettrico, e adesso, in prospettiva, su quello dell'idrogeno.
Al proposito il WEO sottolinea che il consumo globale di elettricità è cresciuto dal 2010 mediamente del 2,7% annuo, con un ritmo circa doppio dell'incremento complessivo registrato dal fabbisogno mondiale di energia (1,4%), e con due terzi dell'aumento dell'impiego elettrico dovuto all'espansione del suo uso in Cina.
Una richiesta che continuerà a crescere con un incremento medio annuo del 3,3% fino al 2030, in discesa al 2,4% nei 20 anni successivi.
Questo nello scenario a politiche correnti, STEPS, nel quale la previsione è che la domanda globale di elettricità sarà doppia a metà secolo, passando da 26.000 TWh del 2023 (stime di altre Agenzie la dicono però maggiore) a 50.000 nel 2050.
L'aumento annuo medio sarà di circa 1.000 TWh nei prossimi dieci, fino al 2035, sostenuta dai target stabiliti nel 2023 dalla 28° COP di Dubai di triplicare la capacità mondiale di produzione di energia rinnovabile e di raddoppiare il tasso di miglioramento dell'efficienza energetica entro il 2030, oltre che di far leva sul nucleare.
Se tali impegni verranno rispettati, prima di fine decade più della metà dell'elettricità mondiale sarà generata con fonti a basse emissioni e l'impiego complessivo di quelle fossili raggiungerà il picco, nell'ordine, carbone, petrolio, gas.
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La 29° della serie, iniziata a Berlino nel 1995, ormai quasi trent'anni fa, già denominata come COP "finanziaria", cui si fa cenno più avanti.
Questo per il previsto rilievo che verrà dato alle discussioni in agenda sugli impegni finanziari per il clima, sin qui onorati solo modestamente o del tutto disattesi, tra cui l'effettivo avvio del fondo L&D (Perdite e Danni), altre misure di sostegno stabilite da tempo dalle passate COP, come il supporto annuo di 100 G$ ai Paesi in via di sviluppo, e l'ampia modifica che si rende necessaria dell'architettura internazionale di finanziamento delle azioni in difesa dell'ambiente.
Una revisione tesa a ricalibrare i flussi finanziari internazionali, riducendo quelli nella ricerca e sfruttamento delle fonti fossili a favore dello sviluppo delle attività di mitigazione del riscaldamento globale e di adattamento ai cambiamenti climatici.
Una correzione che deve premiare maggiormente la sostenibilità della crescita e scoraggiare forme di concorrenza sleale che ostacolano il libero scambio.
La nuova analisi proposta dal WEO 2024, presentata il 16 ottobre, stima infatti che la transizione energetica in atto sia indirizzata a determinare, nella seconda parte del decennio, un significativo cambiamento della situazione.
Ciò a seguito di come evolveranno le relazioni internazionali, degli effetti delle correlate, diffuse conflittualità, della probabile sovrabbondanza di tecnologie, manufatti e impianti di produzione di energia e vettori energetici a basse emissioni, in particolare solare fotovoltaico, eolico e sistemi di accumulo, oltre a bioenergie, nucleare, idrogeno, carburanti sintetici e altro.
È prevedibile, pertanto, una conseguente ampia disponibilità sul mercato di fonti fossili non consumate, rifornibili in misura eccedente, e che il contesto muti considerevolmente all'interno di un quadro nel quale molti sistemi energetici ne risentiranno e potranno dimostrarsi vulnerabili.
Questo pure a causa dell'aumento del verificarsi di eventi meteorologici estremi sempre più gravi, uragani, tempeste, inondazioni, siccità, ecc., che costituiscono grandi sfide per un funzionamento sicuro e affidabile di tali sistemi, i quali sono soggetti a loro volta a possibili disfunzionamenti digitali.
Gli approvvigionamenti e gli scambi energetici appaiono, quindi, non del tutto certi e sicuri e caratterizzati dal verificarsi di una possibile diminuzione del prezzo dei combustibili fossili. Ciò libererà tuttavia risorse economiche con cui finanziare investimenti in infrastrutture per la produzione di energie alternative, da fonti rinnovabili e nucleare, e a base di carbonio con sistemi CCUS (Carbon Capture Use and Storage) e bioenergie.
IL GRANDE SALTO DELL'USO ELETTRICO
Accelerando in tal modo il passaggio dell'economia da un sistema basato prevalentemente sull'impiego diretto dei fossili, prima del carbone, poi del petrolio, ora del gas, in ogni caso, nel tempo, sempre più sul vettore elettrico, e adesso, in prospettiva, su quello dell'idrogeno.
Al proposito il WEO sottolinea che il consumo globale di elettricità è cresciuto dal 2010 mediamente del 2,7% annuo, con un ritmo circa doppio dell'incremento complessivo registrato dal fabbisogno mondiale di energia (1,4%), e con due terzi dell'aumento dell'impiego elettrico dovuto all'espansione del suo uso in Cina.
Una richiesta che continuerà a crescere con un incremento medio annuo del 3,3% fino al 2030, in discesa al 2,4% nei 20 anni successivi.
Questo nello scenario a politiche correnti, STEPS, nel quale la previsione è che la domanda globale di elettricità sarà doppia a metà secolo, passando da 26.000 TWh del 2023 (stime di altre Agenzie la dicono però maggiore) a 50.000 nel 2050.
L'aumento annuo medio sarà di circa 1.000 TWh nei prossimi dieci, fino al 2035, sostenuta dai target stabiliti nel 2023 dalla 28° COP di Dubai di triplicare la capacità mondiale di produzione di energia rinnovabile e di raddoppiare il tasso di miglioramento dell'efficienza energetica entro il 2030, oltre che di far leva sul nucleare.
Se tali impegni verranno rispettati, prima di fine decade più della metà dell'elettricità mondiale sarà generata con fonti a basse emissioni e l'impiego complessivo di quelle fossili raggiungerà il picco, nell'ordine, carbone, petrolio, gas.
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Fonte: La Termotecnica Novembre 2024
Settori: Ambiente, Cambiamento climatico, Efficienza energetica industriale, Energia, Rinnovabili, Termotecnica industriale
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- Ennio Macchi
- GSE Gestore dei Servizi Energetici
- RSE - Ricerca sul Sistema Energetico
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