Fit for 55: verso la transizione energetica
Transizione energetica: Fit for 55, spunti e opportunità
Vittoria Catalano , Assolombarda
Annalisa Paniz, Aiel
Fabio Minchio, AiCARR
Fausto Ferraresi, Airu
Sommario
Il pacchetto FIT FOR 55
Il ruolo dell'industria nella transizione energetica
Il percorso di transizione energetica è in corso, ed è molto chiara l'ambizione del nostro Continente a conquistare il ruolo di leadership nell'efficientamento e nella produzione verde di energia, per conseguire gli obiettivi che ci traghetteranno verso la neutralità climatica al 2050. La Commissione Europea, infatti, ha recentemente pubblicato il pacchetto di misure "FIT for 55": una serie di strumenti legislativi di supporto al raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla normativa europea sul clima. L'obiettivo di riferimento per il Fit for 55 è molto sfidante: un aggiornamento dell'obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 al 2030 che sale al 55%. È un segnale molto chiaro che ribadisce il forte impulso che l'Europa vuole attribuire alla transizione energetica, con un deciso riassetto del sistema economico verso la sostenibilità. Nello specifico, nel nostro Paese, coerentemente in linea con la rilevanza attribuita al processo di decarbonizzazione, si è assistito a uno stanziamento molto importante, sul totale dei fondi messi a disposizione del Piano di Ripresa e Resilienza, alla misura "Transizione Ecologica", una delle 6 misure di cui si compone il documento. In questo contesto, il ruolo dell'industria è fondamentale, in quanto il settore industriale è sempre stato protagonista dei processi di grande cambiamento e, soprattutto in questo momento, le imprese vogliono dimostrare come la dinamicità, la competitività e lo spirito innovativo che caratterizza il nostro tessuto industriale saranno di grande aiuto ad affrontare questa ulteriore sfida. La produzione di energia sarà sempre più rinnovabile e distribuita sul territorio; i consumatori potranno essere anche produttori e potranno dare il proprio contributo a mantenere l'equilibrio tra domanda e offerta di energia elettrica partecipando al mercato elettrico. Ad esempio, si potrà partecipare a meccanismi di flessibilità, come le Unità Virtuali Abilitate Miste (UVAM) che consentono di abilitare al mercato dei servizi unità di consumo, di produzione e sistemi di accumulo. La produzione di energia da fonti rinnovabili dovrà essere stimolata anche attraverso nuovi strumenti, come le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER). Le CER, infatti, attraverso il coinvolgimento di cittadini, attività commerciali e imprese del territorio, saranno capaci di produrre, consumare e scambiare energia rinnovabile in un'ottica di autoconsumo e collaborazione. Tutto questo significa che i clienti finali, consumatori di energia elettrica, possono associarsi per produrre localmente, tramite fonti rinnovabili, l'energia elettrica necessaria al proprio fabbisogno, "condividendola". In questo momento, siamo in attesa del completo recepimento del quadro regolatorio che disciplinerà il funzionamento delle Comunità Energetiche, con l'auspicio che sarà favorita una più ampia partecipazione delle imprese a questo meccanismo. L'utilizzo dei green gases, infine, ci aiuteranno nella produzione di calore. Infatti, l'utilizzo delle fonti rinnovabili porterà verso un'elettrificazione sempre più spinta dei consumi, ma sarà necessario trovare il giusto equilibrio con il fabbisogno di calore necessario allo svolgimento di specifiche attività. Si pensi, ad esempio, ai cosiddetti settori hard to abate. Di grande interesse e attenzione, in questo momento, è l'idrogeno che, prodotto da energia rinnovabile, potrà sicuramente svolgere un ruolo strategico per la decarbonizzazione di specifici settori industriali.
Biomasse e decarbonizzazione: la filiera agroforestale è protagonista della riconversione green
ed economica, è una priorità imprescindibile per accelerare la svolta green dell'economia. Un contributo in questo senso può arrivare dalle biomasse legnose, alleate preziose per conseguire i target energetici al 2030 previsti dalla Commissione Europea. Le bioenergie, utilizzate soprattutto in forma di legna da ardere e pellet, sono la principale fonte energetica rinnovabile impiegata nel settore termico nel nostro Paese e il loro utilizzo ha consentito all'Italia di raggiungere con due anni di anticipo la quota obiettivo di energie rinnovabili al 2020 fissata dall'Unione Europea. Puntare sullo sviluppo delle bioenergie porta molteplici effetti positivi e benefici. Dal punto di vista energetico, possono ridurre la dipendenza dalle fonti fossili, sia nel comparto termico che in quello elettrico, grazie all'assetto cogenerativo ad alto rendimento. Sostituire le fonti fossili con le bioenergie e in particolare con le biomasse legnose, significa ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera, mitigando l'effetto serra e i cambiamenti climatici, e riutilizzando residui legnosi altrimenti destinati allo smaltimento, in coerenza con i principi di economia circolare e sostenibilità. Non solo, l'utilizzo corretto e responsabile delle risorse legnose consente una gestione produttiva e sostenibile del patrimonio forestale nazionale, contribuendo a prevenire gli incendi, a favorire il contenimento del dissesto idrogeologico e a preservarne la capacità di assorbimento di CO2.
Valorizzare i boschi italiani in modo sostenibile
Gli ecosistemi forestali rischiano di perdere molte delle loro funzioni quando non sono gestiti correttamente. Nel nostro Paese la superficie forestale è raddoppiata negli ultimi decenni: una crescita che è determinata dall'abbandono delle attività primarie e dallo spopolamento di aree montane e collinari. Alla logica dell'abbandono va contrapposta una gestione attiva, sostenibile e responsabile del patrimonio forestale, strumento indispensabile per la tutela del territorio e la salvaguardia ambientale e paesaggistica. La gestione sostenibile e attiva delle foreste, caratterizzata da un utilizzo pianificato secondo i principi della selvicoltura naturalistica, migliora la capacità di assorbimento del carbonio delle foreste, sviluppando costantemente ulteriori capacità di sequestro, poiché la quantità di CO2 che una foresta può catturare dipende dalla crescita degli alberi. Gli alberi giovani che dominano le foreste correttamente gestite hanno un'elevata capacità di assorbire CO2 e consentono la raccolta di maggiori quantità di legno, destinato in primis alla filiera del legno da opera e poi a quella energetica.
Transizione energetica nell'industria
L'industria rappresenta da sempre un settore fondamentale nell'ambito delle politiche di transizione energetica. In Italia l'industria già da tempo non ha il primato dei consumi di energia primaria (Bilancio energetico nazionale 2019, MISE, 2021), essendo la terza voce a seguire rispetto ai consumi civili e ai trasporti. Per altro fin dalle crisi energetiche del '73-'79, l'industria ha avviato dei processi di efficientamento che hanno consentito di ottenere interessanti risultati nella riduzione dei consumi di energia primaria. Ciò deriva primariamente dal fatto che i consumi energetici costituiscono un costo nei bilanci aziendali e tanto più elevata è la loro incidenza in termini assoluti e soprattutto in termini relativi (incidenza sulla formazione del costo del prodotto), tanto più diventa fondamentale per l'impresa controllarne e possibilmente ridurne l'impatto. Soprattutto nei periodi in cui i costi dei vettori energetici salgono in modo significativo, aumentando la leva economica data dal risparmio energetico, sono soprattutto considerazioni di carattere economico a spingere l'industria all'efficienza. Al tempo stesso, in tal senso hanno rilevanza aspetti connessi a vincoli di natura legislativa di tipo diretto o indiretto (si pensi al meccanismo ETS) o attualmente la spinta verso le tematiche ESG. Per quanto le industrie, soprattutto energivore, abbiano già realizzato interventi di riqualificazione energetica, ciò non toglie che in particolare sul tema servizi ausiliari, ci siano ad oggi ancora importanti margini di miglioramento. Se le soluzioni più semplici oggi paiono scontate (es. installazione di inverter su sistemi di pompaggio o ventilazione/aspirazione) resta invece un potenzia le non sfruttato su interventi più complessi; al fine di poter progettare in modo corretto e scegliere la soluzione tecnica ideale in questo caso, è sempre più importante avere a disposizione misure relative alle utenze oggetto di intervento (es. centrali frigorifere di processo ecc.). AiCARR da sempre pone l'accento sulla priorità della transizione energetica, ed in ambito industriale in particolare ha sempre messo in evidenza l'importanza del recupero termico, il cui potenziale non sfruttato è ancora molto elevato. Il calore di scarto disponibile in ambito industriale può essere:
. Utilizzato direttamente in processi di essiccazione o deumidificazione (tipicamente con immissione diretta di aria calda o fumi in un processo industriale), o per via indiretta attraverso scambiatori di calore;
. Trasformato:
- In energia termica a livello termico più elevato, attraverso pompe di calore o trasformatori di calore;
- In energia frigorifera, tramite macchine ad assorbimento o adsorbimento;
- In energia elettrica, attraverso tecnologie termoelettriche.
. Stoccato e poi utilizzato, utilizzando Thermal Energy Storage (ad esempio a terreno).
Si tratta di progetti più complessi che spesso necessitano di integrazione con l'impiantistica esistente. Come è importante misurare per poter progettare al meglio, così la misura e verifica è fondamentale per poter correttamente determinare i risparmi energetici conseguiti, secondo i principi dell'M&V (es. protocollo IPMVP ecc) e divulgare le buone pratiche, favorendo la spinta nelle soluzioni tecniche scelte.
Conclusioni
La seconda edizione della CEI 64-8/8.1
È per questo motivo che ormai da tempo il mondo normativo elettrico impiantistico sta affrontando in termini espliciti il tema della prestazione energetica e la seconda edizione della Parte 8.1 della CEI 64-8 "Efficienza Energetica degli impianti elettrici", che entrerà in vigore il primo dicembre 2021, ne è la conferma. La Parte 8-1 della Norma CEI 64-8 propone infatti una "metrica" per misurare la prestazione energetica degli impianti elettrici; il grado di "efficienza energetica" di un impianto elettrico dipende da quanti e quali aspetti, tra quelli indicati dalla norma, sono stati considerati nella progettazione e realizzazione dell'impianto. La Parte 8.1 propone quindi diverse misure tese ad assicurare un impianto energetico efficiente, basato sul risparmio di kWh, fornendo anche una guida su come assegnare la priorità alle misure da mettere in atto, in funzione del rientro dall'investimento, vale a dire il risparmio di energia elettrica e la riduzione dei costi dell'elettricità relativamente all'importo dell'investimento. Lo scopo è quello di permettere la progettazione di un impianto elettrico efficiente che consenta un processo di gestione dell'energia in modo da adattarlo alle necessità dell'utilizzatore, rimanendo nell'ambito di un investimento accettabile. Il normatore riconferma con questa seconda edizione il metodo di classificazione dell'efficienza energetica di un impianto elettrico secondo l'ormai classico approccio delle classi e al contempo rivede la strutturazione dei principi di progettazione in ottica di transizione energetica.
- FIRE - Federazione Italiana per l'uso Razionale dell'Energia
- Ennio Macchi
- GSE Gestore dei Servizi Energetici
- RSE - Ricerca sul Sistema Energetico
- Giuseppe Grassi