Audizioni PNIEC: ecco le proposte FIRE
Secondo la Federazione il nuovo PNIEC dovrebbe, tra l'altro, prevedere azioni mirate al miglioramento dei comportamenti, supportare l'innovazione nei processi industriali e nelle filiere, garantire che tutte le politiche promuovano la riduzione della domanda di energia. Le proposte riguardano anche la figura dell'energy manager.
FIRE ha partecipato alle audizioni informali del MASE riguardanti la proposta di aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC). Il documento di osservazioni, redatto dalla Federazione, dopo alcune considerazioni sulla combinazione di interventi possibili e sull'importanza di un'ottica di lungo periodo, descrive sinteticamente alcune soluzioni che potrebbero rafforzare il PNIEC con ricadute positive per il sistema Paese.
"Nel PNIEC due obiettivi non vengono raggiunti: il consumo finale di energia (100 Mtep contro 93-94 Mtep) e le emissioni nei settori non coperti da ETS, dunque, edifici e trasporti in particolare (riduzione del 35-37% contro 44%)."afferma Dario Di Santo, direttore FIRE, che continua "Riteniamo fondamentale agire su questo aspetto per diversi motivi. Il primo è che c'è un potenziale aggiuntivo da sfruttare economicamente interessante grazie all'efficienza energetica, dunque è possibile con investimenti sostenibili. Il secondo è che più si riduce la domanda, più aumenta la sicurezza energetica e si riducono i costi da considerare per realizzare le altre dimensioni del piano (rinnovabili, generazione fossile o alternativa, reti, etc.). Le nostre proposte cercano di evidenziare gli ambiti in cui si potrebbe fare di più rispetto al documento dello scorso anno. Per rendere fattibile la transizione energetica, inoltre, dobbiamo portare avanti interventi su tutti i fronti inseriti nel PNIEC. Questo per rendere la crescita delle singole filiere il più graduale possibile, riducendo la possibilità di shock di prezzi e rendendo il processo il più efficiente ed efficace possibile."
Nel documento si evidenzia che:
molte politiche non appaiono legate ad una logica di medio-lungo periodo (e.g. detrazioni fiscali, certificati bianchi, politiche per i trasporti), ma piuttosto ad una logica spot che ne riduce largamente le ricadute positive e ne riduce il costo-efficacia
alcune politiche giacciono trascurate e mostrano una resa inferiore alle attese, distorcendo il mix teorico degli interventi realizzati;
molte politiche non sembrano tenere conto del principio prima l'efficienza energetica, con ripercussioni negative su tutti gli obiettivi del PNIEC.
FIRE sostiene lo sviluppo di tecnologie efficienti e quindi pompe di calore ad alta temperatura per edifici e industria, teleriscaldamento e teleraffrescamento (anche a bassa temperatura), uso di biomasse per scopi termici, biocombustibili per cogenerazione. Importanza hanno anche i comportamenti: una parte del potenziale di miglioramento in questo ambito e? emersa durante la crisi energetica con i risparmi conseguiti nel riscaldamento degli edifici. E? possibile fare molto di piu?, tenendo presente che nei consumi residenziali, commerciali e industriali una quota rilevante dei consumi e? legata a stand-by e consumi non produttivi (e.g. sprechi energetici, regolazione non ottimizzata degli impianti, etc.). Ragione in piu? per promuovere l'adozione di sistemi di monitoraggio e automazione. Oltre all'eliminazione degli sprechi attuali, si puo? ragionare sulla modifica di alcune abitudini, nell'ottica di coniugare il miglioramento del benessere con la riduzione dei consumi e delle emissioni (e.g. abitudini nelle condizioni di comfort, nella mobilita?, negli acquisti, nell'utilizzo di dispositivi, nell'industria dell'intrattenimento, etc.).
"Nel PNIEC due obiettivi non vengono raggiunti: il consumo finale di energia (100 Mtep contro 93-94 Mtep) e le emissioni nei settori non coperti da ETS, dunque, edifici e trasporti in particolare (riduzione del 35-37% contro 44%)."afferma Dario Di Santo, direttore FIRE, che continua "Riteniamo fondamentale agire su questo aspetto per diversi motivi. Il primo è che c'è un potenziale aggiuntivo da sfruttare economicamente interessante grazie all'efficienza energetica, dunque è possibile con investimenti sostenibili. Il secondo è che più si riduce la domanda, più aumenta la sicurezza energetica e si riducono i costi da considerare per realizzare le altre dimensioni del piano (rinnovabili, generazione fossile o alternativa, reti, etc.). Le nostre proposte cercano di evidenziare gli ambiti in cui si potrebbe fare di più rispetto al documento dello scorso anno. Per rendere fattibile la transizione energetica, inoltre, dobbiamo portare avanti interventi su tutti i fronti inseriti nel PNIEC. Questo per rendere la crescita delle singole filiere il più graduale possibile, riducendo la possibilità di shock di prezzi e rendendo il processo il più efficiente ed efficace possibile."
Nel documento si evidenzia che:
molte politiche non appaiono legate ad una logica di medio-lungo periodo (e.g. detrazioni fiscali, certificati bianchi, politiche per i trasporti), ma piuttosto ad una logica spot che ne riduce largamente le ricadute positive e ne riduce il costo-efficacia
alcune politiche giacciono trascurate e mostrano una resa inferiore alle attese, distorcendo il mix teorico degli interventi realizzati;
molte politiche non sembrano tenere conto del principio prima l'efficienza energetica, con ripercussioni negative su tutti gli obiettivi del PNIEC.
FIRE sostiene lo sviluppo di tecnologie efficienti e quindi pompe di calore ad alta temperatura per edifici e industria, teleriscaldamento e teleraffrescamento (anche a bassa temperatura), uso di biomasse per scopi termici, biocombustibili per cogenerazione. Importanza hanno anche i comportamenti: una parte del potenziale di miglioramento in questo ambito e? emersa durante la crisi energetica con i risparmi conseguiti nel riscaldamento degli edifici. E? possibile fare molto di piu?, tenendo presente che nei consumi residenziali, commerciali e industriali una quota rilevante dei consumi e? legata a stand-by e consumi non produttivi (e.g. sprechi energetici, regolazione non ottimizzata degli impianti, etc.). Ragione in piu? per promuovere l'adozione di sistemi di monitoraggio e automazione. Oltre all'eliminazione degli sprechi attuali, si puo? ragionare sulla modifica di alcune abitudini, nell'ottica di coniugare il miglioramento del benessere con la riduzione dei consumi e delle emissioni (e.g. abitudini nelle condizioni di comfort, nella mobilita?, negli acquisti, nell'utilizzo di dispositivi, nell'industria dell'intrattenimento, etc.).
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