Imprese: arriva l'obbligo di dichiarare l'impatto su ambiente e società
È entrata in vigore la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), la direttiva che obbliga le imprese dell'Unione Europea a dichiarare l'impatto delle proprie attività su ambiente e società, oltre a eventuali rischi collegati alla sostenibilità. Questa normativa, nel nostro Paese, riguarda quasi 7mila PMI, che entro il 2026 sono tenute a conformarsi ai nuovi obblighi. Vediamo di che si tratta e quali novità prevede per le PMI.
La sostenibilità ambientale delle aziende è sempre più fondamentale al giorno d'oggi. Il cambiamento climatico, infatti, rappresenta una sfida da affrontare con urgenza, per tutelare le persone, l'ambiente e l'economia. Per favorire la transizione ecologica, dunque, occorre il contributo di tutti, dalle istituzioni ai cittadini, fino alle imprese. Queste ultime hanno la responsabilità di operare in modo da ridurre al minimo il loro impatto sull'ambiente, adottando un approccio sostenibile e promuovendo il benessere delle comunità.
Le iniziative dell'Unione Europea sulla sostenibilità aziendale
L'Unione Europea è da tempo impegnata a sviluppare politiche che mettano al centro la sostenibilità delle imprese, puntando a promuovere la tutela dell'ambiente e dei diritti umani sia nei Paesi membri che a livello globale. Nel 2014 ha introdotto la Directive on Non-Financial Reporting (NFRD), in base alla quale le imprese UE di grandi dimensioni erano tenute a comunicare informazioni di carattere non finanziario sui rischi e sulle opportunità legate alle loro pratiche ambientali, sociali e di governance (ESG). Una revisione di questa norma è stata proposta sette anni dopo, portando in seguito all'approvazione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD).
In cosa consiste la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD)?
La direttiva CSRD, entrata in vigore il 5 gennaio 2023, sostituisce il programma di reporting ESG preesistente, la Directive on Non-Financial Reporting. L'obiettivo che si pone questa nuova direttiva è quello di modernizzare e rafforzare le norme di reporting ESG nei Paesi dell'Unione Europea. In ogni Paese membro, infatti, sono previste leggi differenti che regolano le relazioni periodiche che le aziende devono pubblicare sull'impatto delle loro attività sulle persone e sull'ambiente. La direttiva CSRD, invece, rappresenta un'iniziativa che le normative nazionali dovranno recepire entro il 6 luglio 2024.
L'obiettivo della direttiva Ue
Questa nuova direttiva impone alle imprese la rendicontazione dell'impatto ambientale e sociale delle proprie attività e dell'impegno rispetto alle tematiche della sostenibilità (criteri ESG). In questo modo, si pone l'obiettivo di assicurare una maggiore trasparenza e uniformità nel reporting sulla sostenibilità, agevolando così una corretta valutazione delle performance di sostenibilità delle aziende europee.
Quali imprese sono interessate dalla nuova direttiva Ue?
Rispetto alla precedente NFRD, che applicava l'obbligo di rendicontazione alle grandi aziende di interesse pubblico con oltre 500 dipendenti (circa 12mila), la Corporate Sustainability Reporting Directive riguarda un numero più ampio di grandi imprese e PMI quotate, seguendo alcune tappe e scadenze ben precise. Saranno chiamate a dichiarare le proprie performance di sostenibilità, dunque, circa 50mila imprese in Europa. In particolare:
le società già interessate dalla Directive on Non-Financial Reporting
le società "quotate" (tranne le microimprese)
le imprese "grandi", dove siano presenti almeno due dei seguenti elementi: un bilancio di almeno 20 milioni di euro; un fatturato netto di almeno 40 milioni di euro; 250 o più dipendenti in media durante l'anno
le società extra-UE (imprese di Paesi terzi) con attività europee significative e fatturato netto nell'Unione Europea di 150 milioni di euro o più, o le imprese di Paesi terzi con una filiale dell'Unione Europea che nell'anno precedente ha generato un fatturato netto annuo di almeno 40 milioni di euro.
Le tappe e scadenze previste dalla direttiva Ue
La Corporate Sustainability Reporting Directive prevede un'attuazione graduale. Le imprese interessate, dunque, dovranno applicare le nuove regole in base ad una roadmap temporale ben precisa:
dal 1° gennaio 2024: le società già interessate dalla NFRD e le grandi imprese quotate con numero medio di oltre 500 dipendenti;
dal 1° gennaio 2025: le grandi imprese che attualmente non rientravano nella NFRD;
dal 1° gennaio 2026: le PMI con titoli quotati in un mercato regolamentato dell'Unione Europea.
Le iniziative dell'Unione Europea sulla sostenibilità aziendale
L'Unione Europea è da tempo impegnata a sviluppare politiche che mettano al centro la sostenibilità delle imprese, puntando a promuovere la tutela dell'ambiente e dei diritti umani sia nei Paesi membri che a livello globale. Nel 2014 ha introdotto la Directive on Non-Financial Reporting (NFRD), in base alla quale le imprese UE di grandi dimensioni erano tenute a comunicare informazioni di carattere non finanziario sui rischi e sulle opportunità legate alle loro pratiche ambientali, sociali e di governance (ESG). Una revisione di questa norma è stata proposta sette anni dopo, portando in seguito all'approvazione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD).
In cosa consiste la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD)?
La direttiva CSRD, entrata in vigore il 5 gennaio 2023, sostituisce il programma di reporting ESG preesistente, la Directive on Non-Financial Reporting. L'obiettivo che si pone questa nuova direttiva è quello di modernizzare e rafforzare le norme di reporting ESG nei Paesi dell'Unione Europea. In ogni Paese membro, infatti, sono previste leggi differenti che regolano le relazioni periodiche che le aziende devono pubblicare sull'impatto delle loro attività sulle persone e sull'ambiente. La direttiva CSRD, invece, rappresenta un'iniziativa che le normative nazionali dovranno recepire entro il 6 luglio 2024.
L'obiettivo della direttiva Ue
Questa nuova direttiva impone alle imprese la rendicontazione dell'impatto ambientale e sociale delle proprie attività e dell'impegno rispetto alle tematiche della sostenibilità (criteri ESG). In questo modo, si pone l'obiettivo di assicurare una maggiore trasparenza e uniformità nel reporting sulla sostenibilità, agevolando così una corretta valutazione delle performance di sostenibilità delle aziende europee.
Quali imprese sono interessate dalla nuova direttiva Ue?
Rispetto alla precedente NFRD, che applicava l'obbligo di rendicontazione alle grandi aziende di interesse pubblico con oltre 500 dipendenti (circa 12mila), la Corporate Sustainability Reporting Directive riguarda un numero più ampio di grandi imprese e PMI quotate, seguendo alcune tappe e scadenze ben precise. Saranno chiamate a dichiarare le proprie performance di sostenibilità, dunque, circa 50mila imprese in Europa. In particolare:
le società già interessate dalla Directive on Non-Financial Reporting
le società "quotate" (tranne le microimprese)
le imprese "grandi", dove siano presenti almeno due dei seguenti elementi: un bilancio di almeno 20 milioni di euro; un fatturato netto di almeno 40 milioni di euro; 250 o più dipendenti in media durante l'anno
le società extra-UE (imprese di Paesi terzi) con attività europee significative e fatturato netto nell'Unione Europea di 150 milioni di euro o più, o le imprese di Paesi terzi con una filiale dell'Unione Europea che nell'anno precedente ha generato un fatturato netto annuo di almeno 40 milioni di euro.
Le tappe e scadenze previste dalla direttiva Ue
La Corporate Sustainability Reporting Directive prevede un'attuazione graduale. Le imprese interessate, dunque, dovranno applicare le nuove regole in base ad una roadmap temporale ben precisa:
dal 1° gennaio 2024: le società già interessate dalla NFRD e le grandi imprese quotate con numero medio di oltre 500 dipendenti;
dal 1° gennaio 2025: le grandi imprese che attualmente non rientravano nella NFRD;
dal 1° gennaio 2026: le PMI con titoli quotati in un mercato regolamentato dell'Unione Europea.