H2IT esprime la propria posizione critica sulla revisione degli investimenti del PNRR che mette a rischio il settore idrogeno
Idrogeno, H2IT: la revisione degli investimenti del PNRR mette a rischio il settore, la sicurezza energetica e l'abbandono dei combustibili fossili. Un'occasione sprecata per dare al Paese una posizione di leadership e creare nuovi posti di lavoro. In pericolo gli investimenti fatti dalle aziende da oltre 10 anni. L'Associazione auspica l'apertura di un tavolo di confronto con i Ministeri competenti.
A seguito delle recenti notizie apparse su alcune testate giornalistiche di primaria importanza H2IT, Associazione italiana idrogeno, esprime la propria posizione in merito all'ipotesi di cancellare alcuni progetti di investimenti sulle infrastrutture di rifornimento per l'idrogeno espressa dal Ministro delle infrastrutture e dei Trasporti On. Matteo Salvini.
L'idrogeno rappresenta un vettore energetico strategico per l'economia, la sicurezza energetica e la crescita del Paese. I 3,64 miliardi del PNRR sono fondamentali per non vanificare gli investimenti già fatti dalle aziende, su cui hanno costruito una pianificazione fino al 2026.
Dal trasporto pesante a quello ferroviario e navale: tanti grandi player italiani della mobilità e le loro filiere di PMI sono già all'avanguardia, ma occorrono investimenti pubblici e certezza normativa per programmare il futuro.
In relazione alla ricognizione dei progetti previsti dal PNRR in ambito idrogeno in corso da parte del Ministro per gli Affari Europei e PNRR on. Raffaele Fitto e le dichiarazioni del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti on. Matteo Salvini, che ha espresso la volontà di cancellare gli investimenti per la realizzazione di stazioni di rifornimento dell'idrogeno su strada e su ferrovia, H2IT - Associazione italiana idrogeno, che rappresenta oltre 100 soci tra grandi, medie e piccole imprese, centri di ricerca e università, sottolinea l'importanza strategica del comparto idrogeno, sviluppato grazie agli ingenti investimenti privati delle aziende.
La revisione del PNRR comporterebbe un grave rischio per tutto il comparto e arresterebbe la crescita di aziende italiane in grado di assicurare al nostro Paese una posizione di leadership nell'economia della transizione energetica e di potenziare finalmente la filiera tecnologica.
Rappresenterebbe, inoltre, un'occasione sprecata per la creazione di nuovi posti di lavoro e per rendere il Centro e il Sud, per le particolari condizioni meteorologiche di cui godono, veri e propri centri di produzione di energia.
L'Italia e importanti aziende e centri di ricerca hanno recentemente visto selezionati e finanziati progetti sull'idrogeno per più di 1 miliardo e mezzo di euro sommando gli IPCEI - Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo (Important Project of Common European Interest) notificati, i bandi Ricerca e sviluppo approvati dal MITE a giugno 2022 e i bandi della Clean Hydrogen Partnership.
Un eventuale cambio di rotta sarebbe in contrasto con la strategia di sviluppo già avviata, con ripercussioni gravi su tutto l'ecosistema e le filiere produttive legate allo sviluppo dell'idrogeno come vettore energetico.
Per continuare il percorso di sviluppo della filiera, occorre supportare la strategia nazionale, in linea con il contesto internazionale attraverso investimenti mirati. I 3,64 miliardi del PNRR dedicati all'idrogeno rappresentano un primo passo, non ancora sufficiente, ma fortemente necessario, reso possibile grazie alla visione non ideologica ma tecnologicamente neutra promossa anche da partiti ora al governo.
Si tratta di risorse su cui il comparto, fatto anche di tante PMI, fa affidamento e su cui ha costruito una programmazione nel quinquennio 2022-2026, con un importante impatto sia in termini di investimenti sia sul fronte occupazionale.
Rivedere le progettualità del PNRR senza prima un confronto con gli operatori, rischia non solo di danneggiare fortemente il comparto, ma anche di contribuire a creare un gap competitivo del nostro Paese e delle nostre imprese rispetto agli altri Paesi europei. L'Italia, infatti, può giocare un ruolo di leadership grazie alle infrastrutture già presenti sul territorio per il trasporto del gas e all'expertise maturata in questo settore.
L'eventuale revisione dei progetti non sarebbe in linea con la programmazione europea, che ha raddoppiato gli obiettivi per l'idrogeno verde al 2030, sta investendo risorse tramite strumenti come l'IPCEI e ha annunciato l'istituzione di una Banca per l'Idrogeno.
Cancellare i progetti già previsti vanificherebbe gli sforzi fatti dal settore della mobilità. I grandi player dell'Automotive si sono già mossi con ingenti investimenti. Una scelta precisa che riguarda soprattutto la costruzione di infrastrutture idrogeno, che hanno un valore strategico enorme per lo sviluppo della mobilità a zero emissioni dei veicoli commerciali pesanti.
In ambito ferroviario, inoltre, le aziende statali hanno già fatto ordini per treni idrogeno, la cui implementazione sul territorio abilita lo sviluppo di Hydrogen Valley, mentre i grandi costruttori italiani ed europei sono vicini al lancio commerciale dei primi modelli a cella a combustibile alimentate a idrogeno.
La costruzione delle infrastrutture H2 è un fattore indispensabile per lo sviluppo della mobilità a zero emissioni, sia dei veicoli leggeri, sia degli autobus che dei veicoli commerciali. Molti grandi costruttori, tra i quali una folta rappresentanza è costituita da italiani ed europei, hanno investito risorse anche nello sviluppo di mezzi alimentati ad idrogeno, per i benefici che questo tipo di tecnologia può offrire in termini di flessibilità di utilizzo, tempi di fermata per il rifornimento ed autonomia.
Alcuni veicoli leggeri e bus a celle a combustibile a idrogeno sono già disponibili sul mercato, e molti altri modelli, sia pesanti sia leggeri sono vicini al lancio commerciale.
Per il trasporto leggero: Toyota, Hyundai e BMW; per il TPL Bus: IVECO BUS, Daimler, Solaris, Rampini CaetanoBus, e Industria Italiana Autobus; per i veicoli commerciali, leggeri o pesanti: IVECO, Hyundai, DAF, Stellantis, MAN, Daimler, Scania e Volvo; sui treni: fra i costruttori Alstom e Stadler, fra gli operatori interessati a progettualità con treni a idrogeno Ferrovie Nord Milano, Ferrovie della Calabria, ARST Sardegna, Ferrovie del Sud Est, Ferrovia Circumetnea; nel trasporto navale: Fincantieri, Grimaldi e nella logistica della movimentazione materiali: Toyota Material Handling.
L'Associazione auspica l'apertura di un tavolo di confronto e approfondimento con Ministri competenti per poter fornire il proprio contributo e supporto in una fase estremamente delicata che vede alcuni bandi ancora aperti e la pianificazione annunciata il 17 gennaio da parte della Commissione Europea del NetZero Industry Act, il piano industriale per il Green Deal che ha identificato l'idrogeno insieme all'eolico, le pompe di calore e il solare tra i settori cruciali per il raggiungimento dell'obiettivo emissioni zero.
L'idrogeno rappresenta un vettore energetico strategico per l'economia, la sicurezza energetica e la crescita del Paese. I 3,64 miliardi del PNRR sono fondamentali per non vanificare gli investimenti già fatti dalle aziende, su cui hanno costruito una pianificazione fino al 2026.
Dal trasporto pesante a quello ferroviario e navale: tanti grandi player italiani della mobilità e le loro filiere di PMI sono già all'avanguardia, ma occorrono investimenti pubblici e certezza normativa per programmare il futuro.
In relazione alla ricognizione dei progetti previsti dal PNRR in ambito idrogeno in corso da parte del Ministro per gli Affari Europei e PNRR on. Raffaele Fitto e le dichiarazioni del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti on. Matteo Salvini, che ha espresso la volontà di cancellare gli investimenti per la realizzazione di stazioni di rifornimento dell'idrogeno su strada e su ferrovia, H2IT - Associazione italiana idrogeno, che rappresenta oltre 100 soci tra grandi, medie e piccole imprese, centri di ricerca e università, sottolinea l'importanza strategica del comparto idrogeno, sviluppato grazie agli ingenti investimenti privati delle aziende.
La revisione del PNRR comporterebbe un grave rischio per tutto il comparto e arresterebbe la crescita di aziende italiane in grado di assicurare al nostro Paese una posizione di leadership nell'economia della transizione energetica e di potenziare finalmente la filiera tecnologica.
Rappresenterebbe, inoltre, un'occasione sprecata per la creazione di nuovi posti di lavoro e per rendere il Centro e il Sud, per le particolari condizioni meteorologiche di cui godono, veri e propri centri di produzione di energia.
L'Italia e importanti aziende e centri di ricerca hanno recentemente visto selezionati e finanziati progetti sull'idrogeno per più di 1 miliardo e mezzo di euro sommando gli IPCEI - Importanti Progetti di Comune Interesse Europeo (Important Project of Common European Interest) notificati, i bandi Ricerca e sviluppo approvati dal MITE a giugno 2022 e i bandi della Clean Hydrogen Partnership.
Un eventuale cambio di rotta sarebbe in contrasto con la strategia di sviluppo già avviata, con ripercussioni gravi su tutto l'ecosistema e le filiere produttive legate allo sviluppo dell'idrogeno come vettore energetico.
Per continuare il percorso di sviluppo della filiera, occorre supportare la strategia nazionale, in linea con il contesto internazionale attraverso investimenti mirati. I 3,64 miliardi del PNRR dedicati all'idrogeno rappresentano un primo passo, non ancora sufficiente, ma fortemente necessario, reso possibile grazie alla visione non ideologica ma tecnologicamente neutra promossa anche da partiti ora al governo.
Si tratta di risorse su cui il comparto, fatto anche di tante PMI, fa affidamento e su cui ha costruito una programmazione nel quinquennio 2022-2026, con un importante impatto sia in termini di investimenti sia sul fronte occupazionale.
Rivedere le progettualità del PNRR senza prima un confronto con gli operatori, rischia non solo di danneggiare fortemente il comparto, ma anche di contribuire a creare un gap competitivo del nostro Paese e delle nostre imprese rispetto agli altri Paesi europei. L'Italia, infatti, può giocare un ruolo di leadership grazie alle infrastrutture già presenti sul territorio per il trasporto del gas e all'expertise maturata in questo settore.
L'eventuale revisione dei progetti non sarebbe in linea con la programmazione europea, che ha raddoppiato gli obiettivi per l'idrogeno verde al 2030, sta investendo risorse tramite strumenti come l'IPCEI e ha annunciato l'istituzione di una Banca per l'Idrogeno.
Cancellare i progetti già previsti vanificherebbe gli sforzi fatti dal settore della mobilità. I grandi player dell'Automotive si sono già mossi con ingenti investimenti. Una scelta precisa che riguarda soprattutto la costruzione di infrastrutture idrogeno, che hanno un valore strategico enorme per lo sviluppo della mobilità a zero emissioni dei veicoli commerciali pesanti.
In ambito ferroviario, inoltre, le aziende statali hanno già fatto ordini per treni idrogeno, la cui implementazione sul territorio abilita lo sviluppo di Hydrogen Valley, mentre i grandi costruttori italiani ed europei sono vicini al lancio commerciale dei primi modelli a cella a combustibile alimentate a idrogeno.
La costruzione delle infrastrutture H2 è un fattore indispensabile per lo sviluppo della mobilità a zero emissioni, sia dei veicoli leggeri, sia degli autobus che dei veicoli commerciali. Molti grandi costruttori, tra i quali una folta rappresentanza è costituita da italiani ed europei, hanno investito risorse anche nello sviluppo di mezzi alimentati ad idrogeno, per i benefici che questo tipo di tecnologia può offrire in termini di flessibilità di utilizzo, tempi di fermata per il rifornimento ed autonomia.
Alcuni veicoli leggeri e bus a celle a combustibile a idrogeno sono già disponibili sul mercato, e molti altri modelli, sia pesanti sia leggeri sono vicini al lancio commerciale.
Per il trasporto leggero: Toyota, Hyundai e BMW; per il TPL Bus: IVECO BUS, Daimler, Solaris, Rampini CaetanoBus, e Industria Italiana Autobus; per i veicoli commerciali, leggeri o pesanti: IVECO, Hyundai, DAF, Stellantis, MAN, Daimler, Scania e Volvo; sui treni: fra i costruttori Alstom e Stadler, fra gli operatori interessati a progettualità con treni a idrogeno Ferrovie Nord Milano, Ferrovie della Calabria, ARST Sardegna, Ferrovie del Sud Est, Ferrovia Circumetnea; nel trasporto navale: Fincantieri, Grimaldi e nella logistica della movimentazione materiali: Toyota Material Handling.
L'Associazione auspica l'apertura di un tavolo di confronto e approfondimento con Ministri competenti per poter fornire il proprio contributo e supporto in una fase estremamente delicata che vede alcuni bandi ancora aperti e la pianificazione annunciata il 17 gennaio da parte della Commissione Europea del NetZero Industry Act, il piano industriale per il Green Deal che ha identificato l'idrogeno insieme all'eolico, le pompe di calore e il solare tra i settori cruciali per il raggiungimento dell'obiettivo emissioni zero.
Settori: Combustibili, Efficienza energetica industriale, Energia, Finanziamenti per l'Industria, GAS, Idrogeno, Rinnovabili
Mercati: Finanziamenti e Assicurazioni
- Paolo Di Marco
- MASE - Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica
- Francesca Dall'Ozzo
- CIB - Consorzio Italiano BioGas
- MASE - Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica
- Paolo Di Marco