Cambiamenti climatici e adattamento
Al via il piano nazionale
Con una temperatura superficiale di +1,02 °C sulla media del periodo 1991-2020 e il meridione soggetto a valori maggiori, specie in Spagna e in Grecia, i dati accennati nell'articolo che precede, diffusi a inizio gennaio dal C3S, Copernicus Climate Change Service europeo (1), dicono che per l'Europa il 2023 è stato un anno molto critico, il secondo più caldo dell'ultimo cinquantennio, dopo il 2020 (+1,19).
Un risultato coerente con il trend del surriscaldamento in corso che Copernicus monitora, unitamente agli altri dati meteorologici e climatici, compresa la riduzione dello spessore dei ghiacciai, diminuito mediamente negli ultimi 25 anni di decine di metri, con un perdita in volume di circa 900 chilometri cubi.
Cambiamenti evidenti e tangibili, dunque, che appaiono in crescita e irreversibili e che hanno indotto dieci anni fa l'UE a predisporre una strategia di adattamento per fronteggiare la situazione con l'attuazione di provvedimenti finalizzati ad accrescere la resilienza del Vecchio Continente.
A tal fine ricerche e discussioni, avviate sin dai primi anni 2000, sono sfociate nel 2013 in una dettagliata Comunicazione in materia della Commissione Europea (2), con la quale la CE ha proposto una serie di misure, avvertendo che la temperatura superficiale media dell'Europa, rilevata nel decennio 2002-2011, era superiore di 1,3 °C sul valore medio preindustriale (1850-1900).
Conseguenza di ciò era l'aumento di fenomeni meteorologici estremi, con maggiori frequenze di precipitazioni, ondate di calore, incendi boschivi e siccità nella parte centrale e meridionale del Continente, possibili, crescenti alluvioni, puntualmente poi verificatesi, ed altro.
La CE segnalava, pertanto, il rischio di maggiore mortalità che correvano i territori più esposti e di perdite economiche dei settori più vulnerabili, come l'agricoltura, la selvicoltura, la pesca e il turismo balneare e invernale. Particolarmente colpiti pure i servizi di pubblica utilità, quali i fornitori di acqua ed energia.
Al riguardo la Comunicazione indicava l'entità del costo già subito dall'UE per le alluvioni verificatesi nei trent'anni, tra il 1980 e
il 2011, pari a oltre 90 G?, avvisando che il valore era in crescita e che quello annuo dei danni dalle sole alluvioni fluviali avrebbe potuto raggiungere i 20 G? nel decennio 2020-2030 e 46 G? a metà secolo.
Cifre stimate per difetto, solo pensando al controvalore dei danni causati dalle alluvioni del maggio scorso in Emilia Romagna, terza catastrofe naturale a livello mondiale del primo semestre del 2023, stimato in 10 G?, salito a oltre 12, sommando quella avvenuta in Toscana nel novembre successivo.
Dati sostanzialmente noti e avvertimenti anticipati nel Libro Bianco sul tema del 2009 (3). Con esso la CE aveva già proposto, infatti, a Consiglio e Parlamento l'adozione di provvedimenti, in parte poi concretizzati, tra cui la realizzazione di una piattaforma
europea sulle conoscenze dell'adattamento ai cambiamenti climatici (Climate-ADAPT), lanciata nel maggio 2012, nella quale riversare le informazioni sulle azioni di adattamento implementate nell'UE e gli strumenti di sostegno alle politiche di settore.
Il Libro traduceva in azioni da compiere quelle possibili risultanti da un'ampia consultazione iniziata nel 2007, elaborata ed esposta come da prassi in un Libro verde che lo precedeva (4). Successive indagini, accertamenti e nuovi dati in costante evoluzione hanno individuato ulteriori interventi da compiere, dei quali alcuni particolarmente urgenti, e apprezzato lo stato di attuazione delle misure fino a quel momento varate, risultate a macchia di leopardo.
Ne è derivato il requisito che la strategia dovesse essere un programma flessibile con una visione dinamica per abilitare l'adozione di misure di adattamento tempestive ed efficaci, garantendo la necessaria coerenza tra i diversi settori, tra gli Stati Membri e i vari livelli di governance, centrale e nazionale. Tenuto conto, inoltre, che il mutamento del clima sarebbe proseguito, penalizzando l'Europa per i decenni a venire, e che era necessario indicare, quindi, un percorso lungimirante con cui prevenire, adattarsi, e mitigare i danni.
Questo con misure delle quali molte erano invero già in atto, ma come detto in modo frammentario. In tal senso è stata concepita la nuova Strategia per consentirle di adeguarsi al progressivo incombere di informazioni, riscontri e urgenze e supportare e integrare opportunamente l'azione degli Stati nell'implementare gli interventi di adattamento.
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Cambiamenti evidenti e tangibili, dunque, che appaiono in crescita e irreversibili e che hanno indotto dieci anni fa l'UE a predisporre una strategia di adattamento per fronteggiare la situazione con l'attuazione di provvedimenti finalizzati ad accrescere la resilienza del Vecchio Continente.
A tal fine ricerche e discussioni, avviate sin dai primi anni 2000, sono sfociate nel 2013 in una dettagliata Comunicazione in materia della Commissione Europea (2), con la quale la CE ha proposto una serie di misure, avvertendo che la temperatura superficiale media dell'Europa, rilevata nel decennio 2002-2011, era superiore di 1,3 °C sul valore medio preindustriale (1850-1900).
Conseguenza di ciò era l'aumento di fenomeni meteorologici estremi, con maggiori frequenze di precipitazioni, ondate di calore, incendi boschivi e siccità nella parte centrale e meridionale del Continente, possibili, crescenti alluvioni, puntualmente poi verificatesi, ed altro.
La CE segnalava, pertanto, il rischio di maggiore mortalità che correvano i territori più esposti e di perdite economiche dei settori più vulnerabili, come l'agricoltura, la selvicoltura, la pesca e il turismo balneare e invernale. Particolarmente colpiti pure i servizi di pubblica utilità, quali i fornitori di acqua ed energia.
Al riguardo la Comunicazione indicava l'entità del costo già subito dall'UE per le alluvioni verificatesi nei trent'anni, tra il 1980 e
il 2011, pari a oltre 90 G?, avvisando che il valore era in crescita e che quello annuo dei danni dalle sole alluvioni fluviali avrebbe potuto raggiungere i 20 G? nel decennio 2020-2030 e 46 G? a metà secolo.
Cifre stimate per difetto, solo pensando al controvalore dei danni causati dalle alluvioni del maggio scorso in Emilia Romagna, terza catastrofe naturale a livello mondiale del primo semestre del 2023, stimato in 10 G?, salito a oltre 12, sommando quella avvenuta in Toscana nel novembre successivo.
Dati sostanzialmente noti e avvertimenti anticipati nel Libro Bianco sul tema del 2009 (3). Con esso la CE aveva già proposto, infatti, a Consiglio e Parlamento l'adozione di provvedimenti, in parte poi concretizzati, tra cui la realizzazione di una piattaforma
europea sulle conoscenze dell'adattamento ai cambiamenti climatici (Climate-ADAPT), lanciata nel maggio 2012, nella quale riversare le informazioni sulle azioni di adattamento implementate nell'UE e gli strumenti di sostegno alle politiche di settore.
Il Libro traduceva in azioni da compiere quelle possibili risultanti da un'ampia consultazione iniziata nel 2007, elaborata ed esposta come da prassi in un Libro verde che lo precedeva (4). Successive indagini, accertamenti e nuovi dati in costante evoluzione hanno individuato ulteriori interventi da compiere, dei quali alcuni particolarmente urgenti, e apprezzato lo stato di attuazione delle misure fino a quel momento varate, risultate a macchia di leopardo.
Ne è derivato il requisito che la strategia dovesse essere un programma flessibile con una visione dinamica per abilitare l'adozione di misure di adattamento tempestive ed efficaci, garantendo la necessaria coerenza tra i diversi settori, tra gli Stati Membri e i vari livelli di governance, centrale e nazionale. Tenuto conto, inoltre, che il mutamento del clima sarebbe proseguito, penalizzando l'Europa per i decenni a venire, e che era necessario indicare, quindi, un percorso lungimirante con cui prevenire, adattarsi, e mitigare i danni.
Questo con misure delle quali molte erano invero già in atto, ma come detto in modo frammentario. In tal senso è stata concepita la nuova Strategia per consentirle di adeguarsi al progressivo incombere di informazioni, riscontri e urgenze e supportare e integrare opportunamente l'azione degli Stati nell'implementare gli interventi di adattamento.
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Parole chiave: Cambiamento climatico
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